venerdì 25 aprile 2014

Sciamanesimo


In piedi su un sasso.
Un eufemismo direi per descrivere questa formazione rocciosa monolitica di almeno centocinquanta metri a strapiombo sul mare in mezzo a quel nulla, denominato dalla cultura occidentale: oceano pacifico.
"Il sasso" lo chiamano i pescatori di questo isolotto.
Non che conosca la loro lingua, si intende; ne tantomeno che loro conoscano la mia.
Me lo ha detto la guida.
Che sfortunatamente non é piú con me. Di barche che arrivano qui ce ne sono due l'anno, quando va bene, per cui nessuno sarebbe disposto a portare chichesia senza la garanzia del ritorno.
Onestamente io stesso non sarei arrivato fin qua se avessi solo ricordato quanto la sfiga possa essere bastarda.
 
Solo sei mesi fa, dopo aver perso il lavoro, la telefonata della vita. Quella che pensi esista solo nei film, quella che "è solo uno scherzo", quella che "davvero, è uno scherzo e manco credibile".
Insomma quella del notaio, della prozia morta e della sua ereditá.
Avrei dovuto intuire subito l'incipit della barzelletta. Invece ero partito armi e bagagli ebbro di sogni di gloria e di ricchezza. Immaginavo tesori portoghesi, rubini, smeraldi... certo anche questi in fondo sono sassi.

Il mio arrivo destò nella piccola comunità autoctona un certo interesse. Il somatismo caucasico non é certamente un prodotto tipico. Appresi dalla guida che la mia prozia veniva chiamata con un impronunciabile gorgoglìo che poteva essere tradotto con sciamana-luna.
Di altre informazioni su di lei o sulla sua proprietà semplicemente niente.
Provate voi a portare un notaio di Roma in mezzo al pacifico a mostrare pezzi di carta bollata ad un aborigeno...

Il sole si rifrangeva sui minerali dell'altura creando colorazioni rossiccie. La salita non era stata semplice. I locali si rifiutavano di avvicinarsi all'altura, probabilmente considerata di origine divina.
Una specie di iguana mi aveva seguito negli ultimi metri dell'arrampicata. Mi guardava perplesso e curioso. Che strano essere sconosciuto doveva pensare.

In piedi su un sasso.
Chissà se anche lei lo aveva pensato, guardando il sole per la prima volta, spegnersi nel mare ad ovest. Sdraiandosi sul monolite caldo e radioso. Guardando i draghi cretacei riscaldarsi con gli ultimi tepori del giorno.

La luna e le stelle sconosciute dell'altro emisfero mi sorpresero intorpidito ed addormentato. Sdraiato con le membra molli ed il petto nudo. Un monaco laico in cerca di pace. Solitario stilita di una colonna immensa con la via del ritorno sbarrata dal buio di secoli andati.
Così rimasi sveglio in attesa dell'alba. Tenendomi compagnia col suono delle onde. Rannicchiato con le mie gambe. Asceticamente infreddolito.

Quando molte ore dopo discesi dal sasso i pescatori mi stavano aspettando. Accogliendomi con frutta e pesce. Tutti gorgogliando.
Lo "sciamano-luna" era tornato. Una ereditá pesante.

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