In piedi su un sasso.
Un eufemismo direi per descrivere questa formazione
rocciosa monolitica di almeno centocinquanta metri a strapiombo sul mare in
mezzo a quel nulla, denominato dalla cultura occidentale: oceano pacifico.
"Il sasso" lo chiamano i pescatori di questo
isolotto.
Non che conosca la loro lingua, si intende; ne tantomeno
che loro conoscano la mia.
Me lo ha detto la guida.
Che sfortunatamente non é
piú con me. Di
barche che arrivano qui ce ne sono due l'anno, quando va bene, per cui nessuno
sarebbe disposto a portare chichesia senza la garanzia del ritorno.
Onestamente io stesso non sarei arrivato fin qua se
avessi solo ricordato quanto la sfiga possa essere bastarda.
Solo sei mesi fa, dopo aver perso il lavoro, la
telefonata della vita. Quella che pensi esista solo nei film, quella che "è solo uno scherzo", quella
che "davvero, è uno
scherzo e manco credibile".
Insomma quella del notaio, della prozia morta e della
sua ereditá.
Avrei dovuto intuire subito l'incipit della barzelletta.
Invece ero partito armi e bagagli ebbro di sogni di gloria e di ricchezza.
Immaginavo tesori portoghesi, rubini, smeraldi... certo anche questi in fondo
sono sassi.
Il mio arrivo destò
nella piccola comunità autoctona
un certo interesse. Il somatismo caucasico non é
certamente un prodotto tipico. Appresi dalla guida che la mia prozia
veniva chiamata con un impronunciabile gorgoglìo
che poteva essere tradotto con sciamana-luna.
Di altre informazioni su di lei o sulla sua proprietà semplicemente niente.
Provate voi a portare un notaio di Roma in mezzo al
pacifico a mostrare pezzi di carta bollata ad un aborigeno...
Il sole si rifrangeva sui minerali dell'altura creando
colorazioni rossiccie. La salita non era stata semplice. I locali si
rifiutavano di avvicinarsi all'altura, probabilmente considerata di origine
divina.
Una specie di iguana mi aveva seguito negli ultimi metri
dell'arrampicata. Mi guardava perplesso e curioso. Che strano essere
sconosciuto doveva pensare.
In piedi su un sasso.
Chissà se
anche lei lo aveva pensato, guardando il sole per la prima volta, spegnersi nel
mare ad ovest. Sdraiandosi sul monolite caldo e radioso. Guardando i draghi
cretacei riscaldarsi con gli ultimi tepori del giorno.
La luna e le stelle sconosciute dell'altro emisfero mi sorpresero
intorpidito ed addormentato. Sdraiato con le membra molli ed il petto nudo. Un
monaco laico in cerca di pace. Solitario stilita di una colonna immensa con la
via del ritorno sbarrata dal buio di secoli andati.
Così rimasi
sveglio in attesa dell'alba. Tenendomi compagnia col suono delle onde.
Rannicchiato con le mie gambe. Asceticamente infreddolito.
Quando molte ore dopo discesi dal sasso i pescatori mi
stavano aspettando. Accogliendomi con frutta e pesce. Tutti gorgogliando.
Lo "sciamano-luna" era tornato. Una ereditá pesante.
... Non so a voi ma a me è piaciuto
RispondiEliminaBel racconto davvero
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