iTines


Tines = in inglese Rebbi
Rebbio = plur. Rebbi, dallo spagnolo rejo. Il singolo dente di ferro della forchetta ma anche del forcone, del pettine e del diapason

Nell'epoca dell'iQualsiasicosas partecipo anche io con una ampia rassegna di articoli legati alla cucina on line: ricette, recensioni e soprattutto consigli di culinaria ed enologia per dummies.


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LA FAVOLA DELLA FORCHETTA

C'era una volta il forchettone. Spiedo a due rebbi. Figlio unico del forcone. Aveva lasciato la tradizione di famiglia del lavoro nei campi per darsi alla cucina; ma era solo in un mondo di coltelli. Quelli del cuoco e quelli dei commensali. All'epoca, infatti, tutti mangiavano con le mani, bevevano la zuppa dalle ciotole e si aiutavano soltanto con il coltello. Tutti ne possedevano uno.
Il forchettone era l'unico della sua famiglia e si sentiva tanto solo.
Poi nacque una piccola bambina, nata da mamma Polenta e da papà Pane, si chiamava Pasta e tutti le volevano bene perché era tanto buona.
Alcuni maligni dicevano che non era davvero una figlia legittima ma adottata, strappata dalla sua originale famiglia da un signore cattivo di nome Marco. Poi però dei giudici parrucconi dissero che erano cattiverie perché la pasta era nata prima del ritorno del sig. Marco dall'Oriente.
Una principessa veneziana, Maria, in particolare era tanto contenta della pasta che non la usava solo come contorno ma gli piaceva con tante salse, con il pesce e con il formaggio; ma la pasta, anche se tanto buona era calda e scivolosa ed era difficile da mangiare con le mani. Così la principessa fece costruire dai suoi servi un piccolo forchettone a tre rebbi da far giocare con la pasta. Le due divennero tanto tanto amiche e lo sono ancora adesso.

Il forchettone e la forchetta però non riuscivano ad incontrarsi spesso perché solo la regina usava il piccolo utensile. Degli uomini cattivi, vestiti da preti, avevano detto che la piccola con tre rebbi era una cosa che usava il diavolo e che gli uomini non dovevano usarla. Così tutti usavano un bastoncino invece che la forchetta.

Tanti tanti anni dopo nacque un uomo strano. Era bravo a fare tutto e si chiamava Leonardo.
Sapeva dipingere, disegnare, scolpire e costruire. Non c'era cosa che le sue mani non sapessero fare. Il suo sogno era diventare un grande cuoco ma purtroppo era l'unica cosa che non riusciva a fare. Per realizzare il suo sogno divenne amico di un grande re, Francesco. Leonardo e Francesco divennero grandi amici ed il re lasciava che l'uomo dalle mani d'oro cucinasse per lui. Non tutto era buono ma Leonardo aveva inventato una macchina che faceva uno spago da mangiare. Lo spago era lunghissimo ed il re non riusciva a mangiarlo anche usando la forchetta della principessa Maria. Così Leonardo aggiunse un rebbio alla forchetta e lui ed il re passarono tanto tempo a mangiare insieme lo spago. Quando Leonardo morì lasciò tutti i suoi averi al re ma visto che nessuno aveva mai creduto che lui potesse fare il cuoco nascose sia la macchina per fare lo spago che la forchetta a quattro rebbi.
La pasta ed il forchettone tornarono ad essere soli.

Ci vollero quasi trecento anni quando Ferdinando, re come Francesco e suo discendente, fu trasferito a Napoli e conobbe la pasta. Il re se ne innamorò e volle che fosse portata alla sua tavola tutti i giorni. Anche lui si rese conto che la bambina non poteva giocare da sola e come la principessa veneziana, tantissimo tempo prima, volle che la forchetta tornasse a tavola. Al re non importava di quello che dicevano gli altri perché era troppo innamorato. Come Leonardo capì che per far comprendere a tutti che la pasta e la forchetta erano fatte l'una per l'altra avrebbe dovuto aggiungere un rebbio.
La forchetta come la conosciamo oggi era nata.
Il re volle che tutti la usassero e tutti videro quanto le due fossero amiche.

Oggi ogni uno di noi in casa possiede le forchette. La pasta gioca con loro tutti i giorni.
E finalmente il forchettone non si sente più solo.

1 commento:

  1. Favola deliziosa,condita di fatti reali, così vorrei condividere con te un'altra piccola Favoletta da leggere cantata seguendo il vecchio motivo delle audio favole della nostra Generazione. "Di mille ce n'é nel mio cuore di fiabe da narrar... da narrar. E di principess, soltanto veneziane a cui pensar.... a cui pensar. Eran tutte bionde alte e belle ma viaggiavan con Vuitton senza rotelle. Allor il lor Signor,stanco e furibondo disse lor...disse lor Sappi dolce Damina, non son io il facchin della Regina....della Regina. Allor fata Madrina intervenne e con un colpo di bacchetta tutto risolse. Legno di pioppo mio Signor, x rivestire il fardello dell'Amor...dell'Amor, Non c'é bisogno di sollevar, in laguna posson galleggiar....galleggiar. Finalmente il tutto si rolse ed i due poteron convolare a nozze. Allor tutto termino, col coronamento dell'Amor...dell'Amor. Matrimonio celestial...tutto il corteo a galleggiare là nel mar..là nel mar. Venezia ancora li ricorda,con giochi di fuochi sopra l'acqua. Finalmente si sa, la ricetta di Felicità....di Felicità. Se una principessa vorrai,delle Vuitton scarrozzerai...rozzerai E'allor che la Magia accade, è lei che sceglie di cambiare. Ecco la Felicità, E'il compromesso d'accettar...d'accettar. Chi vuol Amar, qualcosa deve pur cambiar...pur cambiar. Non abbiate paura di sbagliare,chi vi Ama vi saprà perdonare. Son sicura che,anche il mio knight è fuori lì per me...lì per me. E so già che rivedrà,quella luce che conosceva già....consceva già. Ecco che tutto riaccade, è un Sogno che si può coronare. Di mille ce n'è nel mio cuore di fiabe da narrar..da narrar......."

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